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La collezione dei P. Tebt. Pad. (Papiri da Tebtynis dell’Università di Padova)

Carlo Anti
Ritratto di Carlo Anti. Dipartimento dei Beni Culturali,
Università degli Studi di Padova
(foto M.Barollo e S.Citon)
La collezione dei P. Tebt. Pad. è costituita dai papiri rinvenuti durante la missione archeologica italiana condotta dal 1930 al 1935 a Tebtynis (oggi Umm el-Baragat, nel Fayum meridionale). Gli scavi di quegli anni furono diretti da Carlo Anti, professore di Archeologia Classica presso l’Università di Padova e Direttore della Missione Archeologica Italiana in Egitto, e dal suo assistente Gilberto Bagnani, che dal 1933 fu delegato da Anti, nel frattempo nominato Rettore a Padova, a proseguire in sua assenza la missione.

Anti e Bagnani non erano i primi a intraprendere l’esplorazione dell’antico sito: Tebtynis, infatti, era stata scavata per la prima volta nel 1899-1900 da Bernard P. Grenfell e Arthur S. Hunt per conto della University of California, Berkeley; le ricerche dei due studiosi avevano riportato alla luce un considerevole numero di reperti e papiri, oggi conservati rispettivamente presso il Phoebe Apperson Hearst Museum of Anthropology e la Bancroft Library di Berkeley. Le fortunate scoperte di Grenfell e Hunt avevano inevitabilmente attratto i sebakhin e i cercatori di antichità, che avevano saccheggiato il sito per circa un trentennio. Negli anni 1928-1929, Tebtynis era stata nuovamente esplorata da Evaristo Breccia, per conto dell’Istituto Papirologico di Firenze allora diretto da Girolamo Vitelli; tuttavia, la problematicità dello scavo e gli scarsi risultati ottenuti avevano deluso le aspettative di Breccia, che in una lettera del 23 gennaio 1929 a Medea Norsa (edita in D. Morelli-R. Pintaudi, Cinquant’anni di papirologia in Italia. Carteggi Comparetti-Breccia-Norsa-Vitelli, Napoli 1983, I, p. 393 s., n. 207) aveva significativamente definito Tebtynis “infame inferno dei coccodrilli”. Nonostante l’insuccesso della missione fiorentina, Anti si mostrò convinto delle potenzialità del sito, soprattutto se fosse stato oggetto di un’indagine archeologica sistematica e rigorosa condotta con metodo stratigrafico: pertanto, ottenuto da Vitelli il trasferimento della concessione di scavo, dal 1930 diede inizio alla sua esplorazione di Tebtynis. Egli, che non era papirologo e non aveva come scopo principale la scoperta di papiri, riuscì lì dove, pochi anni prima, Breccia aveva fallito: i suoi scavi, condotti con metodo stratigrafico ed esplorando in maniera metodica e scientifica il sito, portarono alla luce, accanto alle strutture, agli edifici e alle strade dell’antico abitato, reperti archeologici e numerosissimi papiri e ostraka, talora ritrovati anche in aree già precedentemente esplorate, ma in maniera frettolosa e superficiale.

Carlo Anti
Tebtynis. Veduta dello scavo del santuario, campagna del 1932.
Archivio MSA, Tebtynis.
Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte-Dipartimento dei Beni Culturali
dell'Università degli Studi di Padova

La maggior parte dei papiri che venivano progressivamente riportati alla luce era inviata a Firenze: in effetti, al momento del trasferimento della concessione di scavo, Anti si era impegnato con Vitelli a inviare all’Istituto Papirologico tutti i papiri emersi, perché fossero studiati e pubblicati. Con la morte di Vitelli, avvenuta il 2 settembre 1935, l’accordo venne probabilmente a indebolirsi o a decadere: i papiri scoperti durante la stagione di scavo 1934-1935, infatti, non furono più inviati a Firenze, ma a Padova. Nasceva, così, la collezione oggi denominata “P. Tebt. Pad”.

I frammenti giunti a Padova furono suddivisi tra l’Istituto di Filologia Greca, a cui furono destinati pochi testi, posti sotto vetro e affidati da Anti alle cure del grecista Carlo Diano, e l’Istituto di Archeologia, a cui rimasero numerosi frammenti, greci e non greci, sistemati in cartelle o alla rinfusa in scatole di varie dimensioni, le stesse in cui i papiri erano stati posti subito dopo il loro ritrovamento. Rimasti per decenni nei magazzini del Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte, afferente all’allora Istituto di Archeologia, tornarono solo casualmente alla luce nel 1977, durante alcune ricerche sulla storia dei papiri conservati presso l’Istituto di Filologia Greca, della cui provenienza, nel frattempo, si era persa memoria. Da allora, l’interesse degli studiosi che si sono accostati a questo patrimonio è stato indirizzato al restauro, alla conservazione e allo studio della collezione, ancora oggi solo parzialmente esplorata: al momento attuale 166 papiri sono stati posti sotto vetro, scansionati e catalogati; di essi, 25 sono stati editi. Un numero tuttora imprecisabile di frammenti è custodito, quasi nelle stesse condizioni in cui fu rinvenuto durante la missione Anti-Bagnani, all’interno dei locali del Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte, ora afferente al Dipartimento dei Beni Culturali: Archeologia, Storia dell’Arte, del Cinema e della Musica dell’Università di Padova.

Carlo Anti
Veduta del Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte.
Dipartimento dei Beni Culturali, Università degli Studi di Padova
(foto T.Sandon)
Sulla base di quanto è stato catalogato, edito e schedato, anche in maniera provvisoria, la collezione appare composta in maniera preponderante da testi greci documentari, databili dal IV a.C. al III-IV d.C.; i testi letterari finora identificati con sicurezza, in numero di 6, conservano frammenti di Omero. Tranne che per un minuscolo frammento, sembrano mancare testi latini; sono presenti, invece, testi scritti in egiziano (geroglifico, ieratico, demotico), in copto e in arabo (alcuni di questi ultimi scritti su carta e non su papiro).

Alla collezione dei P.Tebt.Pad. si aggiunge un’altra piccola raccolta di papiri: i P. Norsa. Si tratta di undici frammenti (invv. 51-61), di cui tre editi, tutti posti sotto vetro e custoditi insieme con i P.Tebt.Pad., ma dalla storia diversa, ricostruibile grazie a una lettera del 15 dicembre 1935 conservata presso il Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte: questi papiri furono prelevati dall’Istituto Papirologico di Firenze e inviati da Medea Norsa a Carlo Anti a scopo didattico, per illustrare agli studenti di Padova nuove tecniche di restauro. Dei P. Norsa, tutti documentari, tranne uno (inv. 61), che conserva un frammento omerico, non è chiara la provenienza: potrebbe essere identificata con Tebtynis oppure, secondo l’ipotesi dell’editore, con altri centri dell’Egitto greco-romano, non necessariamente arsinoitici.

Bibliografia essenziale:

  • History of the Tebtunis Papyri Collection from The Center for the Tebtunis Papyri, The Bancroft Library
  • G. AVEZZÙ, Nuovi papiri della missione archeologica Anti-Bagnani a Umm el Breighat (Tebtynis), in «Bollettino dell’Istituto di Filologia greca dell’Università di Padova», IV 1977/8 (Roma 1978), pp. 192-196.
  • G. BASTIANINI, Papiri belli e meno belli, in P. ZANOVELLO-A. FASSINA- E.M. CIAMPINI, “Studi egittologici in Veneto” (Padova 2014), pp. 51-57.
  • G. BASTIANINI-G. DEOTTO, Carlo Anti e Girolamo Vitelli, in E.M. CIAMPINI-P. ZANOVELLO, “Antichità egizie e Italia. Prospettive di ricerca e indagini sul campo, Atti del III Convegno Nazionale Veneto di Egittologia Ricerche sull’antico Egitto in Italia” (Venezia 2014), pp. 47-51.
  • C. GALLAZZI, Carlo Anti e Tebtynis: il lavoro svolto e le prospettive aperte, in “Carlo Anti. Giornate di studio nel centenario della nascita Verona-Padova-Venezia 6-8 marzo 1990” (Trieste 1992), pp. 129-147.
  • A. SOLDATI, Papiri greci da Tebtynis della Università di Padova (P.Tebt.Pad. I 1-25) (Wiesbaden 2015).
  • A. SOLDATI, Dai “Papiri Norsa” dell’Università di Padova, «Anal.Pap.» 26/2014, pp. 133-151.
  • S. STRASSI, P.Tebt.Pad. inv. 173: alcune lettere dell’alfabeto greco a Tebtynis, in J. BONETTO-M.S. BUSANA-A.R. GHIOTTO-M. SALVADORI-P. ZANOVELLO, “I mille volti del passato. Scritti in onore di Francesca Ghedini” (Roma 2016), pp. 791-796.

M. Fiorillo